Helen Clark
Thien Nhan, gravemente mutilato da animali selvatici dopo essere stato abbandonato dalla sua famiglia Foto: Will Brantingham/IPS | |
| |
Secondo il rapporto redatto dall’ambasciata americana, pubblicato a fine aprile, l’85 per cento dei bambini adottati era considerato “abbandonato”. Prima del 2002 (quando gli Usa avevano sospeso le adozioni a causa dei timori di corruzione, prima di una ripresa nel 2006), solo nel 20 per cento dei casi erano considerati tali.
I casi fraudolenti citati nel rapporto comprendevano quello di una nonna che aveva ceduto la nipotina mentre la nuora lavorava in un’altra provincia, e di un bambino portato via dall’ospedale perché la madre non poteva pagare il conto.
Secondo il rapporto dell’ambasciata, le truffe hanno origine dalla legge vietnamita sulle adozioni straniere, che richiede l’intervento di agenzie internazionali per finanziare gli orfanotrofi, prima di occuparsi delle adozioni.
Malgrado sia difficile raccogliere cifre esatte, risulta che in Vietnam i bambini vengano regolarmente abbandonati a causa di gravidanze fuori dal matrimonio considerate socialmente sconvenienti.
”I dati disponibili non sono affidabili”, ha detto all’IPS Caroline den Dulk, portavoce delle Nazioni Unite, che parla a nome dell’agenzia Onu per l’infanzia (UNICEF).
L’UNICEF lavora insieme al ministero del lavoro, degli invalidi di guerra e degli affari sociali (MOLISA), e al ministero della giustizia in aree in cui la politica e la legislazione che regolamentano orfanotrofi e abbandono dei minori sono una in fase di transizione. “Sarebbe necessario migliorare il sistema di raccolta delle informazioni”, ha detto den Dulk.
Come accade in tante situazioni tragiche, i casi individuali commuovono più dei tanti senza nome. Ad aprile, i quotidiani locali hanno raccontato la storia di Phung Thien Nhan, abbandonato alla nascita su una collina fuori dal suo villaggio impoverito. A soli 21 mesi, ha perso la gamba destra e i genitali dopo l’attacco di un animale selvatico, prima di essere ritrovato e portato in ospedale sul sellino di una motocicletta.
La gente andava a visitare il piccolo sopravvissuto miracolosamente, portando doni e qualche volta i propri bambini. Dopo due mesi di cure il piccolo era stato restituito alla sua famiglia, dove però aveva ritrovato una situazione di malnutrizione e complicazioni mediche per mancanza di cure adeguate.
Adottato dalla giornalista vietnamita Tran Mai Anh e dalla sua famiglia, la storia del bambino è tornata al centro delle cronache grazie soprattutto alla campagna di informazione di una scrittrice canadese, Elke Ray, amica della madre adottiva. La gente fa regolarmente visita alla famiglia portando doni e i propri bambini per giocare con lui. "Il paragone con i tanti bambini suoi coetanei emoziona tutti", ha detto Mai Anh, rispondendo alla domanda sul perché questo caso particolare avesse colpito tanto l’opinione pubblica.
”(Una simile attenzione) penso sia da attribuire all’entità delle sue ferite”, ha detto Ray. “Qui i bambini vengono abbandonati continuamente, e la gente preferisce non parlarne... non piace a nessuno pensare a certe cose”. Secondo Mai Anh, questa situazione è conseguenza della condanna diffusa delle madri non sposate, e dell’assenza di servizi sociali. “Le donne che abbandonano questi bambini di solito sono veramente povere”.
Paul Philips, responsabile di Charity Tuesday, organizzazione che fornisce cibo, medicine e trasporto a orfanotrofi privati (le cosiddette “case dell’amore”), è d’accordo con Ray. “I valori tradizionali sono ancora molto forti in diverse parti del paese, ed è da lì che arrivano la maggior parte dei casi di abbandono. È la disperazione assoluta, le donne non sanno a chi rivolgersi, non hanno nessuna assistenza sociale”.
L’8 aprile, il quotidiano “Thanh Ninen” ha raccontato la storia su “La fossa comune dei bambini abbandonati”, nella provincia centrale di Thua Thien-Hue. I due uomini di cui parla l’articolo avrebbero sepolto circa 30mila neonati indesiderati in 16 anni di straziante lavoro volontario.
Trong Viet Hieu ha detto al quotidiano di aver iniziato nel 1992, dopo il ritrovamento del cadavere di un neonato in una busta di plastica. Quando è stato intervistato, insieme al suo amico Truong Van Nang avevano appena scavato 40 tombe per la settimana successiva.
”Non capisco, leggere una cosa simile è terribile”, ha detto Leah Fitzgerald, operatrice volontaria australiana che vive in Vietnam da circa dieci anni. Negli ultimi 14 mesi ha cercato di adottare un bambino vietnamita, ma l’Australia non ha un accordo con il Vietnam sulle adozioni, e quindi non può passare attraverso un’agenzia ufficiale.
”Loro (il ministero della giustizia) non sono interessati”, ha raccontato Fitzgerald all’IPS. “Non ne traggono alcun vantaggio, io sono una sola persona”. Le hanno detto diverse volte che non ci sono bambini disponibili, raccomandandole di “arrivare a un accordo” personale con qualche famiglia, per poi fare richiesta scritta.
La gente spera che le cose migliorino. “È evidente che l’attenzione dei media sta crescendo e anche la preoccupazione dell’opinione pubblica”, ha detto den Dulk.(FINE/2008)
No comments:
Post a Comment